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PAOLO CANEVARI

BIOGRAFIA

DISCOGRAFIA

GENESI



Chitarre, febbraio 2011
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3 febbraio 2011
t r a t t o   d a    E d i t o r i a l e  -  C h i t a r r e
M a n d o l i n’   B r o t h e r s:   P a o l o   C a n e v a r i
b y  S t e f a n o
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È possibile che degli italiani suonino in modo credibile della roots music americana con gli strumenti e i suoni più adatti, scrivano pezzi originali e affrontino addirittura con successo le platee statunitensi? I Mandolin’ Brothers dimostrano che si può fare, eccome, ma alle loro spalle ci sono trent’anni d’esperienza e tante avventure musicali. Inoltre, Paolo Canevari è un chitarrista slide di prim’ordine e la qualità paga. Vedere il filmato per credere

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Se bastasse la passione per il vintage per suonar bene, il gioco sarebbe facile, ma non è esattamente così. Non bastano l’odore e la frequentazione di una stratocaster del ’59 per suonare come Eric Clapton, nè il possesso di una preziosa "flame top" dello stesso periodo sarà sufficiente per ottenere il suono di Billy Gibbons. Paolo Canevari - tra i fondatori di Accordo - è uno di quelli cui le belle chitarre piacciono senz’altro, ma le sa anche suonare e si può permettere di scegliere una semplice Danelectro dei nostri giorni per sfoggiare uno stile slide ineccepibile con il suo bottleneck e una padronanza invidiabile del linguaggio blues delle origini. Qualche considerazione personale (su Chitarre cerchiamo di evitarle, ma qui ci si sente più informali e rilassati).
Il caso vuole che quando Paolo iniziava la sua avventura con i Mandolin’ Brothers lassù nelle nebbie del vogherese, a qualche centinaio di chilometri di distanza, a Roma, la mia band si chiamasse Banjo Brothers. Con loro e altri ho sperimentato in prima persona le difficoltà nel proporre al pubblico italiano un repertorio non certo familiare e strumenti o stili noti a pochi appassionati e/o maniaci.

In questi casi alle difficoltà si affiancano le soddisfazioni che derivano dalla ricerca di tutti gli elementi necessari per entrare in un contesto diverso dal proprio: strumenti musicali appropriati, canzoni, testi, elementi di tecnica . . . tutte cose che oggi non creano alcun problema di disponibilità fra negozi fisici e virtuali. Trent’anni fa era tutta una scommessa e tirar giù un testo dal disco era spesso un’impresa: chissà quante volte un americano in ascolto nel pubblico si sarà chiesto cosa diavolo stavamo cantando! D’altro canto, riuscire a trovare la giusta soluzione, imparare quel lick che mancava, trovare lo strumento raro di seconda mano, tutto rappresentava una scoperta, ma ogni bel gioco ha un tempo e prima o poi arriva al capolinea. L’unico modo per andare avanti è quello di evolversi, cambiare qualche elemento, ed èquesta la soluzione scelta dai Mandolin’ Brothers di Canevari e Ragazzon, che ancora oggi mantengono fresca la voglia di esibirsi e mettersi in gioco. Ne sono prova gli ultimi lavori di cui ci parlano nell’intervista su Chitarre assieme alla recente esperienza americana sui prestigiosi palchi di Memphis.



1 febbraio 2011
t r a t t o   d a   E d i t o r i a l e  -  C h i t a r r e
b y  A l b e r t o
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Aprile 1986, ovvero dieci anni prima di Internet, c’era la Democrazia Cristiana e i telefoni portatili erano più grossi di una stecca di sigarette (costavano quanto un’automobile). Quando Chernobyl esplodeva, la Spagna riconosceva Israele e il presidente degli Stati Uniti era un attore di seconda fila. In quegli anni i nuovi impianti di Corona della neo-rinata Fender USA sfornavano le prime Stratocaster della gestione Dan Smith, ripartendo verso nuovi successi. E intanto nasceva Chitarre.

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Da un quarto di secolo la nostra rivista, tra mille difficoltà, ha dato un importante contributo alla cultura della musica, in un’Italia che ne ha sempre più bisogno. È una testata importante, Chitarre, e continuerà a esserlo anche grazie all’innesto delle forze fresche di Accordo che hanno contribuito a darle nuova energia. Continuate a leggerci, vogliamo arrivare tutti insieme almeno al numero mille.

Danelectro, la creatura di Nathan Daniel, un innovatore che subito dopo la Seconda Guerra ebbe l’idea di produrre strumenti tanto validi quanto economici, prima per conto terzi (principalmente grandi magazzini), poi con il proprio marchio. Piccola, leggera, con quel suono honky tonk che solo i lipstick sanno produrre, la Dano ha un'anima blues. L’hanno usata in tanti, da Eric Clapton a Jimmy Page, da Stevie Ray Vaughan (una meravigliosa doppiomanico copperburst) a Paolo Canevari. Bluesman di razza coi Mandolin Brothers, accordiano della prima ora, Paolo ha accettato di indossarne una per questa copertina e suonarla per il test.

Ampli. Le prove comparative sono molto apprezzate. Questa volta vi diamo una chicca, sette piccoli valvolari da 5 watt a confronto. Il test è stato condotto da Emilano Girolami e Vincenzo Tabacco e come sempre ci sono i video su Accordo, con Alex Massari che mette alla frusta i sette piccoletti, capaci di emettere urla ben più grandi di quanto ci si aspetti.

Vintage. Maurizio Piccoli, già perfettamente inserito nella squadra, ci parla come solo lui sa fare di chitarre in alluminio, mentre Nino Arculeo propone una gustosa riflessione sui "liutai postumi".

C’è tanto d’altro da leggere su questo numero, così, alla rinfusa: Ivan Graziani, Pod HD300 e 500, DV Mark Galileo, Peppino D’Agostino, Allan Holdsworth, Mark Tremonti, Marlene Kuntz, indie rock. E come ciliegina, una didattica sempre più ricca e preziosa. Questo mese due (grandi) nomi, Kiko Loureiro e Guthrie Govan, che suonano e spiegano alcuni degli aspetti più suggestivi del loro playing.

Ci abbiamo messo l’anima in questo numero 300, spero che vi piaccia.